LE AREE ARCHEOLOGICHE APERTE SU RICHIESTA
L’area archeologica di vicolo Aquila Nera
L’area di vicolo Aquila Nera è venuta alla luce negli anni ’80 del secolo scorso, quando per la necessità di costruire un deposito per i libri della Biblioteca Civica Angelo Mai si iniziò a scavare il terrapieno che si trovava sul retro dell’edificio. Il sito presenta un vero e proprio spaccato millenario a partire dal V secolo a.C. fino al secolo XIX. Le tracce più antiche di quest’area infatti sono relative ai Celti golasecchiani, primi abitanti del colle nell’età del Ferro.
In epoca romana, intorno alla prima metà del I secolo a.C., iniziarono importanti lavori di sbancamento e livellamento per la costruzione di una domus, che fu parzialmente distrutta da un forte incendio che colpì tutta questa zona della città romana intorno alla metà del IV secolo d.C. Parte di questa domus fu abitata anche in epoca altomedioevale.
La strada romana di via del Vagine
In un ambiente sotterraneo di un edificio in via del Vagine sono stati ritrovati un tratto di strada lastricata e resti di strutture murarie di età romana.
La strada, realizzata all’inizio del I secolo d.C., è in lastre di calcare locale e ha una forte pendenza; correva parallela a un tratto stradale rinvenuto nella vicina via Tassis, poco più a est, insieme al quale potrebbe delimitare un’insula chiusa a sud da via Colleoni, l’antico decumanus maximus
LE AREE ARCHEOLOGICHE VISITABILI ALL’INTERNO DEI MUSEI DI CITTÀ ALTA
Il foro romano (nell’atrio del Palazzo del Podestà)
Scavi archeologici condotti sotto il Palazzo del Podestà e il Teatro Sociale hanno portato alla luce parte del foro di Bergomum, una costruzione monumentale eretta in epoca tardo-repubblicana o nella prima età augustea: un imponente muro racchiude una serie di botteghe (tabernae) poste intorno a una piazza porticata, in cui si entrava attraversando una grande soglia in pietra dalla strada lastricata che correva parallelamente al decumanus maximus.
Poco si sa dell’aspetto monumentale del foro di Bergomum a causa dei profondi cambiamenti subiti dal centro della città nelle epoche successive, che ne hanno compromesso la struttura.
L’area archeologica nel Museo e Tesoro della Cattedrale
Le indagini archeologiche condotte sotto il duomo di Bergamo hanno rivelato che l’antica cattedrale paleocristiana di San Vincenzo era un grande edificio suddiviso in tre navate e riccamente decorato. Per la sua costruzione, nel corso del V secolo, vennero demolite le domus romane affacciate su una strada lastricata parallela al decumano massimo, modificando l’assetto del cuore della città antica, costituito dal vicino foro romano.
Di una delle domus sono stati identificati undici vani e trovate tracce di affresco e un’ampia pavimentazione a mosaico a tessere bianche e nere, databile al I secolo d.C.
È stata inoltre rilevata l’esistenza di una precedente domus, della fine del I secolo a.C., con ingresso sulla stessa strada, seppure a una quota inferiore. Fu demolita nel I secolo d.C. quando tutta l’area fu interessata da una generale risistemazione, con innalzamento dei piani di calpestio, per costruire abitazioni più prestigiose a poca distanza dal foro, realizzato nello stesso periodo.
LE AREE LIBERAMENTE ACCESSIBILI
La cisterna alla Rocca
Nel complesso della Rocca, sul colle di Sant’Eufemia, sono visibili i resti di una grande cisterna romana, realizzata con muri in opus incertum, in scaglie di pietra legate con malta.
Questa cisterna faceva parte del sistema di raccolta e distribuzione delle acque realizzato in epoca romana per garantire rifornimento costante e regolare di acqua agli abitanti di Bergomum. In Città Alta sono state individuate diverse cisterne romane, sia pubbliche che pertinenti a edifici privati, alcune ancora visibili e altre di cui restano soltanto notizie storiche.
Le più imponenti e meglio conservate si trovano nel sottosuolo del monastero di S. Grata, quattro delle quali sono ancora in funzione. Di una cisterna scoperta nel 1961 in Colle Aperto durante lavori stradali, sappiamo che era ubicata alla profondità di tre metri, mentre nel 1944 una cisterna molto grande fu rinvenuta vicino a Porta Sant’Alessandro, della capacità stimata di un milione e mezzo di litri d’acqua.
Il grande edificio pubblico di vicolo Sant’Agata
Sotto l’ex chiesa di Sant’Agata, ora adibita a ristorante, gli scavi archeologici hanno portato in luce murature, forse appartenenti a edifici residenziali, databili tra l’età tardorepubblicana e la prima età imperiale (fine I secolo a.C.-inizi I secolo d.C.) demolite nel corso del I secolo d.C. per lasciare posto a un possente muro con avancorpi aggettanti.
Dalle dimensioni si può ipotizzare che questo muro appartenesse a un monumentale edificio pubblico disposto su terrazzamenti digradanti verso il versante nord, che si affacciava sul decumano massimo, l’odierna via Colleoni. Allo stesso edificio dovevano appartenere le strutture emerse in un esercizio commerciale in via Colleoni 17 (Ristorante da Mimmo) e l’imponente basamento di colonna trovato nel secolo scorso in via Colleoni, oggi esposto al Museo Archeologico.
L’edificio fu abbandonato e demolito tra il IV e il V secolo d.C.; successivamente nella stessa area furono edificate la chiesa altomedievale di Sant’Agata e le sue pertinenze, come le tombe visibili nell’area archeologica.