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memor(i)ae
Le sale del Civico Museo Archeologico di Bergamo dal 1 luglio al 30 settembre 2017 ospiteranno le opere di Andrea Liberni, Marco Tronci Lepagier e, dai primi di agosto, di Yang Cai riunite nella mostra Memor(i)ae.
Tre linguaggi diversi per tre diverse “conversazioni” tra arte moderna e manufatti antichi. Sculture, installazioni, fotografie dialogheranno con i reperti custoditi nel museo. Il suggestivo trait-d’union proposto dalla mostra è la memoria, la storia dell’individuo e dell’umanità, il passaggio dell’esistenza degli esseri umani.

GLI ANTICHI A COLORI. Un percorso alla scoperta di tecniche e pigmenti
Non è un caso se vediamo rosso, siamo al verde, neri di collera o bianchi come un lenzuolo e abbiamo una fifa blu…. I colori veicolano tabù e pregiudizi ai quali obbediamo senza rendercene conto e possiedono significati nascosti che influenzano il nostro ambiente, i nostri comportamenti, il nostro linguaggio e il nostro immaginario. La loro storia, ricchissima e sorprendente, racconta l’evoluzione delle mentalità, degli usi e delle società, intrecciando arte, politica, religione, psicologia, sociologia, oltre che tecnologia.
Il percorso, realizzato in occasione di Bergamo Scienza 2013, intende illustrare sotto ogni aspetto il colore nel mondo antico, sia quello ancora oggi vivo e visibile, come nei vasi greci a figure rosse e nere, sia quello di cui non resta quasi più traccia, come per i monumenti e la statuaria di Roma antica o i tessuti.
Il percorso resterà aperto fino all’1 giugno 2014.
Oracoli e sibille di Enzo Marazzi scultore
L’antichità per l’archeologo specialista è oggetto di indagine attraverso i reperti che raccontano frammenti di storie del passato, essendo la prova tangibile della sua stessa esistenza; egli cerca di ricomporre per loro tramite un mosaico spesso assai lacunoso.
Ma per occhi non specialistici l’antichità con i suoi monumenti, i suoi oggetti e i suoi miti è fonte di esperienza emozionale, che può esprimersi attraverso linguaggi alternativi come quello della scultura e della pittura.
Ospitare all’interno delle sale del Museo Archeologico le opere di Enzo Marazzi ci permette di illustrare l’esito di un percorso tecnico e intellettuale al tempo stesso, che desidera materializzare ciò che del passato è completamente scomparso: la credenza, il mito e l’ideologia.
Oracoli e sibille vivono in forme moderne all’interno del Museo, calandosi in una realtà che appartiene loro e che è rappresentata dagli oggetti archeologici, testimoni parlanti di un mondo scomparso.
8 opere in bronzo, inserite nell’esposizione permanente, sono visibili al Museo dal 29 giugno al 22 settembre 2013.
Le opere selezionate rappresentano la sintesi di un percorso, dove il contesto mitologico è l’ispirazione di espressione artistica. La leggerezza e la verticalità compaiono prevalentemente nelle opere dedicate agli Oracoli, e ad esse si contrappone la realizzazione di forme plastiche e massive nelle Sibille, quasi a creare una dicotomia concettuale tra i due soggetti.
Sintesi della mostra e sua icona potrebbe dirsi l’Omphalos, l’opera che rappresenta l’”ombelico del mondo”, il centro gravitazionale di tutti i pensieri; il simbolo dell’unità e della vita. In questa opera, verticalità e armonia di massa si fondono, esprimendo una speranza vitale insita nella realtà.
DO UT DES
Monete, scambi e banche dall'antichità ai giorni nostri
Al Museo Archeologico, fino a settembre 2005, la mostra percorre la storia della moneta, con particolare attenzione agli aspetti locali di età gallica, romana ed altomedievale, attraverso gli esemplari delle collezioni civiche ed alcune emissioni monetali rinvenute nel territorio di Bergamo.
Tra queste sono un ripostiglio di 124 dracme padane d’argento rinvenute a Verdello ed alcuni esempi delle emissioni della zecca di Bergamo, dall’epoca di Federico I Barbarossa sino alla Repubblica di Venezia.